Il personaggio ha sempre ragione

Un’interessante riflessione di Dacia Maraini sui personaggi, tratta dal volumetto Se un personaggio bussa alla mia porta. «Come si racconta» (edito da Rai Eri, 12,00 euro)

Come nascono i personaggi? Di solito vengono a bussare alla mia porta. Io apro, il personaggio si siede, prende un caffè, mi racconta la sua storia e poi se ne va. Quando dopo aver bevuto il caffè, mi chiede la cena e poi un letto per dormire, vuol dire che si è accampato nella mia immaginazione, nella mia testa, in quel momento capisco che devo cominiciare a scrivere un romanzo. Il personaggio diventa ossessivo, centrale, mi parla, mi interroga, mi racconta la sue vicende. Piano piano acquisto familiarità, facciamo amicizia, gli costruisco un mondo intorno. E lo racconto.

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Ho imparato infatti che il personaggio ne sa sempre più dell’autore. In maniera pirandelliana se si vuole, ma è così.

Chiunque scriva fa questa esperienza: i personaggi, è vero, nascono dalla tua carne, dalla tua immaginazione, però poi si sviluppano per conto loro. E se a un certo punto uno di essi si impunta come un asino e dice: «No, io questo non lo faccio», bisogna accettare il fatto che ha ragione lui. Certe volte l’autore, in quanto tale, viene preso dall’illusione di onnipotenza, dal complesso del creatore, che può intimare alle sue creature di fare ciò che lui dice. Ma non è così: bisogna imparare a essere umili, perchè i personaggi ne sanno molto di più di noi: infatti prima di ogni altra cosa è la loro storia, e la vogliono raccontare a modo loro. Loro sono dentro, noi siamo fuori; loro vivono la storia mentre noi la recitiamo o la raccontiamo soltanto. Quindi hanno ragione loro.

Scrivere vuol dire mettersi in posizione di ascolto, non pretendere di dominare tutto e controllare tutto, ma lasciarsi un po’ guidare dai personaggi. Perchè in realtà vanno più in profondità di quanto possiamo fare noi.

 

E i vostri personaggi come sono? Indisciplinati o obbedienti? Parleremo di questo e di molto altro durante il laboratorio Il/la protagonista condotto dalla nostra docente Barbara Buoso che si svolgerà presso Lìbrati sabato 24 e domenica 25 marzo, qui tutte le informazioni sul laboratorio che sarà un’occasione unica per avere un assaggio di come si lavora alla Scuola di scrittura Virginia Woolf.

 

 

 

Ambientazione, personaggi e niente spiegoni, grazie

Rispondendo ad una lettera di un’aspirante scrittrice, Jack London, al tempo ormai affermatissimo, confeziona una perfetta lezione di scrittura creativa.

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Glen Ellen, Calif.

5 febbraio 1915

Mia cara Ethel Jennings.

In risposta alla sua del 12 gennaio 1915:

Le restituisco in allegato il suo manoscritto. Anzitutto, qualche parola per quanto riguarda il racconto. Un lettore che non sapesse niente di lei, e che leggesse il suo racconto in un libro o in una rivista, dopo parecchie pagine si starebbe ancora chiedendo in quale parte del mondo è ambientata la sua storia. Lei avrebbe dovuto inserire in modo artistico, e integrandola bene nell’intreccio, poco dopo l’inizio, l’ambientazione del racconto.

Invece il suo racconto di fatto non ha un’ambientazione. L’azione non è ambientata in nessuno luogo che sia diverso e distinto da qualsiasi altro luogo sulla faccia della terra. Ecco il primo errore che ha commesso.

Sviluppi l’ambientazione. Ci metta del colore locale. Sviluppi i suoi personaggi. Faccia in modo che i suoi personaggi diventino reali per i lettori. Deve uscire da se stessa ed entrare nella mente dei lettori per capire quale impressione ricavano dalle parole che ha scritto. Ricordi sempre che non sta scrivendo per se stessa ma che sta scrivendo per i suoi lettori. […]

A pagina 3 del suo manoscritto lei si ferma per spiegare al lettore quanto è angoscioso per una donna vivere con un uomo al di fuori del vincolo nuziale. Sono dispostissimo ad ammettere che è angoscioso per una donna vivere con un uomo al di fuori del vincolo nuziale, ma come artista sono costretto a dirle, per l’amore del cielo, di non interrompere la narrazione per spiegare al lettore quanto è angoscioso. Lasci che sia il lettore a ricavare questo senso di angoscia dal suo racconto man mano che la narrazione va avanti.

Non andrò oltre nell’esaminare il manoscritto insieme a lei, tranne che per dire che nessuna rivista o giornale degli Stati Uniti accetterebbe il racconto così com’è ora. […]

Parallelamente a questo mi permetto di suggerirle di studiare sempre i materiali che0x300 vengono acquistati dalle riviste. Questi materiali che le riviste pubblicano sono materiali vendibili. Se lei vuole vendere materiali letterari, deve scrivere materiali vendibili. Se si trova a passare in questa zona della California venga al ranch a trovare me e la mia signora, e in dieci minuti potrò dirle più di quanto non potrei scriverle in dieci anni.

Cordiali saluti,

Jack London

 

(La lettera è pubblicata in Jack London, Pronto soccorso per scrittori esordienti, minimum fax, 9,00 euro)